L'altro giorno in ufficio si parlava di suore, non ricordo nemmeno più perché. E a un certo punto mi sono resa conto che in questo momento della mia vita, fare la suora sarebbe davvero la soluzione ideale per me. Se mi permettessero di vedere le mie figlie e i miei nipoti, credo che opterei addirittura per la clausura...
Le attività delle suore sono quello che ora amo fare di più. Solo che non ho molto tempo, perché devo lavorare. Anche le mie preoccupazioni per il mio sostentamento dopo la pensione svanirebbero, se decidessi di entrare in convento.
Cosa fanno di solito le suore in convento? Leggono, pregano, si dedicano al giardinaggio, lavorano a maglia e all'uncinetto, si dedicano alla calligrafia. Sono sicura che mi lascerebbero anche coltivare il mio hobby della fotografia... Oggigiorno poi, hanno tutte anche il computer e usano internet.
Mi sa che ci faccio un pensiero. Considerando poi che la maggior parte dei conventi sono situati in posti bellissimi...
E se dovessi stufarmi... mi dimetto...
Condivido tutto in pieno!!
RispondiEliminaCiao Sonia! Ho appena visitato il tuo blog, come mai è fermo al 2011? Un vero peccato!
EliminaVedo anche che abbiamo le stesse passioni, quindi se decido di andare, ti faccio un fischio! ;)))
Mi sono un pochino scioccato, anche se ovviamente è un paradosso.
RispondiEliminaE, comunque, "de gustibus non disputandum".
Un paradosso, ma nemmeno tanto... in certi momenti il desiderio di pace e "deresponsabilizzazione" è forte....
EliminaCapisco tuttavia il punto di vista maschile, per un uomo immaginarsi chiuso in un convento di frati è forse più difficile. Le donne sono più abituate a questo genere di condivisione. Un po' harem, se consideri che le suore sono tutte spose del Signore.
Capisco, e condivido, il desiderio di ritrovare pace, silenzio, tranquillità, senza problemi, ansie, pensieri, incertezze. Forse più che in un convento, almeno per me, vedrei meglio una vita ritirata, tipo quella del libro "Un eremo non è un guscio di lumaca": l'idea di appartenere a un ordine monastico, con le regole, la vita all'interno di un convento ... non so se farebbe per me, preferirei la libertà degli spazi aperti e del non appartenere a nulla se non al mio sentire ... troppo anarchico?
RispondiEliminaIn certi momenti io sento il bisogno, come dicevo a Costantino, di deresponsabilizzarmi. Ovvero affidarmi ad altri e non dover decidere, gestire... sono consapevole che è una forma di regressione e magari dopo qualche settimana sentirei di nuovo il bisogno di prendere in mano la mia vita al cento per cento... la vita ritirata, a parte le ore che trascorro al lavoro, ce l'ho già... che però non è priva di problemi, di ansie, di preoccupazioni ...
EliminaTroppo anarchico il tuo sentire? Assolutamente no. In questi casi non esiste giusto o sbagliato. Ognuno è come è
Da bambino volevo farmi papa perchè ero convinto che i papi non morivano
RispondiEliminaa volte anche io ho pensato alla soluzione convento, però sono ancora qui.
ciao
Credo che, come dice Emanuela, il bisogno di tranquillità, pace e silenzio, spinga molte persone a cercare soluzioni simili, sogni ad occhi aperti. Forse non realizzabili in questa forma, ma di certo esprimo dei bisogni che andrebbero presi sul serio.
RispondiEliminaHo conosciuto bene per lavoro la madre superiora del convento di clausura delle Clarisse di Ferrara. Per me, che sono del tutto agnostica, è stato un incontro straordinario.
RispondiEliminaPrima di fare la suora era un medico chirurgo in un ospedale e ha scelto di prendere i voti a trentacinque anni. Nessuna fuga dalla responsabilità, secondo quello che mi diceva, anzi un'assunzione di responsabilità dei mali del mondo, attraverso la preghiera. Le ore della giornata sono scandite e richiedono una disciplina mentale e fisica straordinaria. Pochi passatempi e anche quelli tutti regolati.
Meglio lasciare il convento a chi crede e,piuttosto, per quel che mi riguarda, cercare altri tipi di esperienze!
Ecco, e con questo mi riporti con i piedi per terra, cara Grazia.
EliminaDev'essere stata una bella esperienza entrare, anche se solo per lavoro, in un convento di Clarisse. Anche qui vicino ce n'è uno molto bello. Era a quello che pensavo, scrivendo il post.
L'anno corso l'anziana zia di mia moglie ha voluto andare in casa di riposo, all'inizio abbiamo cercato di dissuaderla proponendole badanti e assistenza ma lei ha voluto assolutamente ricoverarsi.
RispondiEliminaSai che quasi quasi la invidio? Sono veramente stanco di pensare a tutto e a tutti e poco o nulla a me stesso, essere pieno di responsabilità mie e degli altri. Spossato.
Però più che convento un po' di eremitaggio, a contatto della natura.
Caro Nik, è proprio così che mi sento. Come dici tu. E l'eremitaggio sarebbe ancora troppo complicato per me.
EliminaArrivo tardi, ma sono stata a Milano e ho perso un paio di giorni di blog... anche io ho sognato il convento! Deve essere una cosa femminile. Bello quello che racconta Grazia, nei conventi a volte si nascondono tesori di umanità,visibili quasi solo a Dio con cui hanno questo rapporto specialissimo. Ma altre volte dentro i conventi, senza bisogno di andare alla Monaca di Monza, ci sono gerarchie rigide, lotte di potere, litigi, e ci si ritroverebbe peggio di come siamo ora...
RispondiEliminaCiao Lorenza, spero che a Milano sia andato tutto bene e che ti sia anche divertita... Certo, hai ragione, come anche Grazia. Infatti è una visione/fantasia romantica e soprattutto nasce da questo peso che a tratti sento e quindi il bisogno di "affidarmi"... nel bene e nel male...
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