Provo anche una grande tristezza e un dolore profondo in questo momento. Ho appena letto, con sofferenza, un articolo su D (Repubblica) in cui si parla della commissaria europea Margot Wallström, impegnata nella lotta contro gli stupri e le violenze sulle donne nei conflitti e nelle guerre. Non riesco a scrivere qui quello che ho letto. Vi invito pertanto semmai a cliccare sulla D qui sopra per leggere l'articolo. Ciò che viene fatto alle donne nei vari conflitti attualmente attivi in molti paesi del mondo è a dir poco atroce. Mi sto chiedendo cosa si potrebbe fare per aiutare chi, come la Wallström (alla quale vanno per altro tutta la mia gratitudine e la mia ammirazione) si impegna su questi fronti, mettendo di certo anche in pericolo la propria vita.
Io sono qui, seduta sul mio balcone, ad osservare il tramonto, il lento spegnersi della giornata, il cielo che sembra in cammino; mi godo questa pace e so e sento di essere infinitamente privilegiata. Come posso non pensare al fatto che in quei paesi, ogni cinque minuti vengono violentate quattro donne? Donne come me, come le mie figlie, come le mie amiche, donne come voi che state leggendo. Donne sorelle, figlie, amiche e madri. Come posso stare qui sapendo tutto questo e non fare niente?
A tutte quelle donne, bambine, ragazze dedico i miei pensieri di questa sera, le foto che ho scattato dal balcone. E spero di riuscire a trovare un modo per aiutarle, anche stando qui seduta, perché purtroppo in questo momento mi manca il coraggio per fare di più.
Voglio comunque riportare alcune riflessioni della Wallström:
"Il comportamento tenuto dagli uomini in guerra continua anche in tempo di pace. Chi violenta non smette di farlo.""Abbiamo trascurato le tante e profendo conseguenze di questi crimini. Non abbiamo capito appieno il oro impatto sulla società, e perché, dopo un conflitto marcato da queste violenze, è così difficile costruire una pace sostenibile. Lo stupro distrugge la società: deve finire."
Vi invito a leggere questo articolo. E a parlare di queste violenze. E sopratutto invito le madri, nonne, zie, sorelle, di bambini e ragazzi a trasmettere e insegnare loro il rispetto per le donne e per la vita. Perché gli uomini sono prima di tutto nostri figli.