Ero ferma in colonna al semaforo. Sul
marciapiede accanto vedo arrivare di corsa un ragazzo con lo zaino in
spalla. Un apprendista imbianchino avrei detto dal suo
abbigliamento. Ho pensato che avesse appena finito di lavorare e
correva verso le strisce pedonali. Mi ha colpito quel ragazzo. Molto.
Aveva dentro una sorta di impazienza che emergeva da ogni gesto, da
quello spostarsi da un piede all'altro mentre aspettava il verde, dal
modo con cui aveva premuto il bottone del semaforo. Un'impazienza
bella, sana. Da giovane felice e soddisfatto. Anche il suo viso, la
sua espressione comunicavano solidità e gioia.
Il pensiero è arrivato guardandolo: ha
davanti a sé ancora tutta la vita. Un pensiero assolutamente privo
di invidia, ma carico di nostalgia. Che bello essere così giovani e
felici. Che bello potersi inventare ancora tutta la vita. Avere
davanti mille strade da poter percorrere. E quel primo pensiero ha
dato il via a una reazione a catena... Vorrei tornare indietro? Cosa
rifarei? Cosa cambierei?...
Cosa rifarei? Mi è piaciuto essere
mamma giovane. Questo lo rifarei, vorrei ancora essere mamma delle
mie figlie e alla stessa età. Però non abbandonerei i miei sogni.
Farei entrambe le cose. Oggi so che è possibile. Allora pensavo di
no. O forse avevo altri bisogni che chiedevano di essere soddisfatti.
Non vedevo alternative.
Cosa cambierei? Forse farei alcune
scelte diverse. O forse mi prenderei più tempo per capire meglio
cosa è importante per quali scelte fare. Se tornassi indietro, mi
occuperei di più di me stessa, cercando di conoscermi meglio. Ma
quando si è molto giovani, certe scelte non sono libere e
incondizionate. Certe scelte sono dettate da bisogni dell'infanzia
non soddisfatti. E allora si cerca di recuperare, di tappare le
falle. Ma il rischio è grande. E io le scelte più importanti della
mia vita le ho fatte che ero ancora adolescente. A 20 anni i giochi
ormai erano già quasi fatti... si trattava ormai soltanto di
aggiustare il tiro.
Nei miei corsi per genitori insisto
molto su un concetto che mi è caro, ovvero che i genitori dovrebbero
orientarsi ai bisogni dei figli. Nel senso che le scelte che fanno,
dovrebbero tenere conto dei bisogni dei loro bambini e quei bisogni
spetta ai genitori soddisfarli. È importantissimo. Però spiego
anche che i bisogni non sono la stessa cosa dei desideri. Perché un
genitore non ha il dovere di realizzare tutti i desideri dei figli,
ma di soddisfare i loro bisogni, appunto.
Avventurarsi nell'adolescenza, iniziare
a scoprire l'universo relazionale con dei vuoti dentro, può portare
fuori strada, può allontare dal vero sé, dalla propria indole.
Quel ragazzo, a vederlo così sicuro,
con quello sguardo pieno di fiducia, mi ha fatto pensare che non
avesse vuoti, o ne avesse proprio pochi. Che immagine stupenda!
Mi è rimasta dentro. Lo vedo ancora con i suoi pantaloni bianchi
macchiati di pittura, il giubotto nero e lo zaino in spalla. Uno
zaino leggero... che non appesantirà il suo cammino. Lo vedo, con la
sua impazienza di vivere, con quella smania da venerdì pomeriggio,
pronto a conquistare il mondo prima ancora del fine settimana. Lui ha
ancora tutta la vita davanti a sé. Io sono (forse, spero) un po'
oltre metà strada. E non credo che tornerei indietro.
sta sorgendo il sole sopra a Porlezza