venerdì 16 febbraio 2018

Storia di una tiroide e di un nodulo, o del 5° chakra

A ottobre dovrò sottopormi a un intervento per asportare gran parte della tiroide. Non mi piace questa cosa. Non ho voglia di farmi togliere la mia tiroide che funziona bene, soltanto perché un noiosissimo nodulo l’ha invasa. E non mi va nemmeno di togliere il nodulo senza prima aver capito cosa è venuto a fare, cosa voleva dirmi. Io a dire il vero non gliel’ho mai chiesto.

La tiroide è un organo importante. Gli ormoni che produce regolano molte cose all’interno del nostro organismo. E questo ormoni dovrò poi prenderli sotto forma di pastiglie. Tutti i giorni.

La tiroide è situata in corrispondenza del quinto chakra. Il chakra della gola, della parola, della deglutizione, delle spalle, della parte superiore delle braccia…
Ho provato a immaginare se il messaggio del nodulo avesse a che fare con questo chakra. O come, ha a che fare con questo chakra. Ho pensato che un nodulo alla tiroide è come “un nodo in gola…”, forse sono lacrime non piante, o parole non dette, o qualcosa che è rimasta li e non sono riuscita mandarla giù…. Chissà….

Ad ogni modo ho deciso di scrivere delle cose di me. E ho pensato di scriverle qui. Di dire delle cose, di metterle nero su bianco. Non so se servirà alla mia tiroide, al mio nodulo, al mio nodo… a me… io ci provo.

Mi capita di dire che ho avuto un’infanzia difficile. Ma non lo penso veramente. Ho avuto oggettivamente un’infanzia difficile. Ma dentro di me vive una bambina felice. Una bambina contenta di quello che vedeva. Di ciò che la circondava. Credo di essermi nutrita sin da piccolissima di immagini. Il mio sguardo usciva dalle mura di casa e li fuori trovava cose che mi facevano stare bene.  Anche persone. Dentro le mura di casa credo di aver subito maltrattamenti già da molto piccola. A parte quando ero dai miei nonni. Lì, ho ricordi belli. Non volevo stare con i miei genitori. Preferivo i nonni. Non ho ricordi dei miei primi anni di vita ovviamente. E anche dopo ho delle immagini che affiorano, delle situazioni, dei momenti. Forse i primi veri ricordi iniziano da quando avevo circa 5 anni. Non so nemmeno perché ogni tanto stavo dai nonni, so che già da molto piccola stavo da loro. E crescendo lo preferivo perché ero coccolata, non mi picchiavano, mi volevano bene. Ricordo che dormivo nel lettone. Abbracciata alla mia nonna. Se mi fermo a ricordare, mi sembra di sentire ancora la sua pelle sotto le mie piccole mani di bambina. La ricordo con una camicia da notte di cotone bianca. Forse era estate, ma ho ricordi di quelle sere anche in inverno. Lei si coricava su un fianco e io l’abbracciavo e stavo stretta stretta alla sua schiena. Era morbida la mia nonna.

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Mi comprava le bambole. A lei piacevano molto. Ne avevo tante, di ogni tipo. Una me la ricordo particolarmente. Si chiamava Teresa. Aveva i capelli rossi. A volte me le cuciva lei, le bambole di pezza. Quando sono andata via di casa, dalla casa dei miei genitori, avevo 17 anni, mia madre le ha buttate via tutte le mie bambole. O le ha regalate. Quando me ne sono resa conto, stentavo a crederci. Non riuscivo a capacitarmi. Le aveva eliminate senza nemmeno chiedermelo. È stato un dolore grande. Quelle bambole erano la mia infanzia, erano la mia storia prima di arrivare dai miei genitori, erano i miei anni più felici. E non c’erano più. Come aveva potuto fare una cosa simile? Ma mia madre era capace di fare quello e altro.
(Segue)